Il marchio MANGIARE MATERA vuole portare, sulle nostre tavole e nelle nostre cucine, il meglio della produzione agroalimentare lucana. Ogni prodotto è selezionato con cura, seguito dal campo sino alla tavola, per farci riscoprire i sapori genuini di un tempo.
Oggi vi presento la mia ricetta fuori concorso, che magari potrà essere fonte di ispirazione per qualcuno degli 80 partecipanti che avranno la fortuna di aggiudicarsi i ricchi premi in palio ma, soprattutto, ‘guadagneranno il colore del grano’, provando la gioia di impiegare e provare per le loro creazioni, oro puro. Per le regole di partecipazione, leggete bene qui. Personalmente, la possibilità di poter provare una semola di grano duro mai avuta a disposizione prima perché, perlomeno nella mia città, riesco a trovare soltanto la semola rimacinata di grano duro Senatore Cappelli, trattandosi di un prodotto non facile da reperire fuori i confini della Lucania, mi ha spinta a cimentarmi nella realizzazione di un formato di pasta che non avevo ancora affrontato.
Ebbene sì: “Ho fatto le orecchiètte!!!!”. Eh già, quella voce all’altro capo del telefono e al di là della parete, perché la sentivo in modalità Dolby Surround, era inconfondibile. Almeno una volta alla settimana la mia anziana vicina di casa pugliese mi chiamava per dirmi che ‘aveva fatto le orecchiètte!’. Abitavamo vicine, la sua piccola casa era praticamente incuneata nella mia. Quando mi telefonava sentivo l’eco della sua voce al di là della parete. Ed era talmente discreta da non suonare direttamente alla mia porta. Lei telefonava. Di lei ho già parlato su questo blog. La mitica signora Anna, che ora non c’è più. Di lei mi sono rimasti tanti ricordi, la sua risata squillante, i suoi racconti, i suoi manicaretti. E le orecchiètte, come le chiamava lei, con quell’accento che dopo aver vissuto una vita a Roma, non aveva mai perso. Un giorno le abbiamo preparate insieme, le orecchiètte, dopo che gliele avevo viste fare un’infinità di volte. Quel pomeriggio ci ha raggiunte anche mia madre. Fu una sconfitta totale, ricevemmo un ‘cazziatone’ dietro l’altro da lei. Ci rimproverava, sbuffava. E noi, spaventate e incerte, abbiamo inanellato una tristissima serie di obbrobri! Alla fine ho rinunciato, pensando che fosse una cosa troppo difficile e che tanto ci sarebbe state sempre lei a prepararmele, lei che a volte riusciva a farsi arrivare le cime di rapa da giù. Senza di lei, non le avrei più mangiate. La semola a volte gliela compravo io, ma non era mai contenta. Diceva che era diversa da quella che trovava giù. Solo un volta, aprendo il pacco di farina che proveniva dal mulino abruzzese da cui mi rifornisco, disse: “Ecco, questa gli somiglia”. Ora capisco cosa intendeva dire. Ora che ho provato la vera semola di grano duro mi sono ricordata delle sue parole e mi sono detta che dovevo riprovare. Per lei. E per me.
ORECCHIETTE HOME-MADE DI SEMOLA DI GRANO DURO CON RAGU’ DI PETTO D’ANATRA AL PROFUMO DI LIMONE
Ingredienti per 4-5 persone
340 g di semola di grano duro senatore cappelli
180 g di acqua tiepida
Per il ragù di petto d’anatra
400 g polpa di petto d’anatra
1 carota
1 costa di sedano
1/2 cipolla
1 spicchio d’aglio intero
rosmarino fresco 1 rametto
1 foglia d’alloro
50 g di grappa invecchiata di Chianti Classico
1 cucchiaino di estratto di pomodoro biologico (da pomodoro siccagno di valledolmo)
acqua tiepida
peperoncino in polvere
scorza di 1 limone non trattato
parmigiano
cacioricotta